Trani nel 1799: nuovi contributi

Ancora una volta uno sguardo nel cuore della storia del 1799 per affermare gli elementi più significativi che crearono quel brulicante scompiglio di complessità, sanguinose vicende e dissidi.Ulteriori elementi: 1) sulle motivazioni che inclusero Trani nell’ambito dei moti rivoluzionari del 1799; 2) sull’evoluzione che vide i Tranesi dapprima in una condizione inerte e di paura, in seguito in una vera e propria rivoluzione. Il Giornale di Trani si è già occupato di tale periodo storico in occasione della ricorrenza del bicentenario, ponendo sempre in primo piano il ruolo ponderante che ha avuto la nostra città, e invitando (anche se indirettamente) la cittadinanza a saperne di più su quelle infauste vicende.La nostra Biblioteca Giovanni Bovio conserva nei suoi scaffali diverse fonti, dati esemplari che mettono in luce la posizione della nostra Trani all’epoca:- Capoluogo di provincia;- Trani Liberale, Trani Realista, Trani occupata da Francesi e da qui la concitazione per gli ideali di Libertà ed Uguaglianza;- Trani combattiva, anarchica, incendiata, vittoriosa.Ma l’interesse suscitato negli ultimi mesi ha generato differenti giudizi e chiavi interpretative, e condotto, tra le altre, ad una conferenza tenuta dal Professor Angelantonio Spagnoletti, docente dell’Università di Bari, organizzata dall’Associazione Obiettivo Trani, ed interamente rivolta alle "motivazioni generali" dei moti. Spagnoletti ha, infatti, affermato che "ogni giudizio è il frutto dell’estensore del giudizio", e che "è necessario guardare di là dei singoli eventi". Si è quindi parlato degli accadimenti di violenza in Puglia, della posizione di una Trani che soffriva a causa della burocrazia, e di quella dei paesi limitrofi (tra cui Bisceglie, Molfetta, Andria). Una Trani nascente che guardava all’ascesa della borghesia possidente ed al mondo contadino, individuando nella storiografia la situazione vissuta da "un’Italia che si avviava ad un progresso o si vi si sarebbe avviata senza l’anarchia che interruppe il cammino del progresso civile".Tale giudizio è stato esteso anche attraverso i decenni del ‘900, quando si temeva il proliferare di alcuni fenomeni sociali: il movimento socialista; le masse nel movimento, una potenziale rivoluzione.A questo punto è inevitabile il riferimento a storici come Antonio Gramsci (che tratta del 1799 nei Quaderni dal Carcere) e, soprattutto, Benedetto Croce, che temeva le masse popolari che trascendevano verso l’anarchia, ma che attribuiva un merito al coraggio ed abengazione di coloro che affrontarono il patibolo per gli ideali: "No all’anarchia – disse Croce -, sì ai democratici che persero la vita nel 1799. Una rivisitazione nei diversi giudizi realizzati col tempo sulla rivoluzione francese e diverse definizioni su coloro che la intensificarono. Il 1799 non più rappresentato soltanto dalla rivoluzione napoletana, ma anche dalle insorgenze, dalla composizione sociale di coloro che parteciparono all’anarchia, dalle vicissitudini delle comunità e dalla dimensione politica, ossia linguaggfi che esprimevano una necessità di natura politica.Trani, nel 1799, appare vuota, disgregata: il trono vuoto attira i Rivoluzionari e la guerra si combatte "fra comunità abituate ad una comunanza d’interessi". E così la conferenza ha evidenziato che Trani ha vissuto un martirio, ha mostrato eroismo, ma anche vigliaccheria.Infine una riflessione: a cosa è servito il 1799? "Alla nascita di uno spirito provinciale che avrebbe fatto emergere una borghesia provinciale che nel 1820/21 avrebbe generato la rivoluzione delle province che noi avremmo subito".Non è mancata una citazione sul controrivoluzionario più famoso, Gennaro Filisio, che aiutò molto il riscatto della nostra città. Questa rievocazione del suddetto periodo storico non può che condurci in una dimensione coinvolgente che ci fa riflettere su quella disarmonia sociale, politica, economica, che forse trova il suo più ampio spazio concettuale in una frase: "Ogni cosa in nome della Libertà, anche la morte".

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