Trani, aveva debiti per 280.000 euro: la «salvasuicidi» torna a farlo respirare

Francesco, nome di fantasia, imprenditore edile di Trani in pensione, per una serie di circostanze avverse, ed in conseguenza della grave crisi che ha colpito il mondo dell’edilizia, si è ritrovato con i suoi beni all’asta, sommerso ormai dai debiti maturati durante gli anni in cui Egli ha svolto la sua attività imprenditoriale.
Il debito maturato nei confronti dello Stato, Inps e Banche, era di circa 280mila euro e, purtroppo, nel sovraindebitamento era stata coinvolta anche la moglie del sig. Francesco, avendo Ella firmato delle garanzie in favore del marito.
I beni immobili in asta, infatti, erano sia quelli dell’imprenditore che quello della di Lui moglie, e sarebbero stati tutti venduti all’asta già fissata a maggio p.v. se non fosse stata avviata, in favore dell’imprenditore in pensione, la procedura del sovraindebitamento, procedura più nota a tutti come legge “salvasuicidi”.
LA VICENDA
Al sig. Francesco, in pensione già dal 2020, era stato notificato, per conto di una banca, atto di pignoramento sui suoi beni immobili.
Purtroppo, tuttavia, nel pignoramento era stato coinvolto anche il bene di sua moglie, Franca, sempre nome di fantasia, la quale aveva firmato, suo malgrado, negli anni in cui il marito svolgeva la sua attività imprenditoriale, delle garanzie in suo favore.
L’esecuzione sui beni dei coniugi, l’asta per intenderci, era già stata fissata per maggio, quindi poco più di un mese.
Francesco, nel tentativo di salvare l’immobile della moglie, si rivolgeva all’avvocato Davide Tarantini, con studio in Trani, il quale avviava tempestivamente la procedura di sovraindebitamento in favore di entrambi i coniugi.
Il legale si rivolgeva dunque al Tribunale di Trani, per chiedere la nomina di un gestore della crisi di impresa e, nella qualità di gestore, veniva nominato l’avvocato Floriana Baldino, con studio in Trani, la quale, visionati gli atti dei debitori, e fatte tutte le richieste di certificazione del credito ai creditori dell’ex imprenditore, redigeva la relazione particolareggiata, che depositava poi presso il Tribunale di Trani, chiedendo venisse aperta, in favore solo dell’ex imprenditore, la procedura di liquidazione controllata.
Veniva chiesto inoltre, nella relazione particolareggiata redatta dall’avvocato Baldino, la sospensione della procedura esecutiva già avviata dal creditore del sig. Francesco, esecuzione tuttavia che coinvolgeva tutti gli immobili dei coniugi e non solo quelli dell’ex imprenditore, sospensione della procedura poi arrivata.
Nella sua relazione l’avvocato Baldino specificava che il coniuge del sig. Francesco, quindi la sig.ra Franca, garante del marito, si riservava di avviare diversa procedura di gestione della crisi di impresa, nello specifico il piano di ristrutturazione dei debiti, essendo ella un consumatore puro.
Le procedure sul sovraindebitamento, seppur sempre meno rare, attesa la diffusione di informazioni, hanno un’enorme potenziale nella gestione della crisi di impresa.
La ratio della normativa dettata nel codice della crisi di impresa, è il riconoscimento, nel nostro ordinamento, del principio anglosassone della cosiddetta “fresh start policy” e trova la sua migliore applicazione nell’istituto dell’esdebitazione, istituto che consente al fallito, ed ora anche al debitore civile in stato di sovraindebitamento, di ottenere l’estinzione di tutti i debiti residui nei confronti dei creditori insoddisfatti, con il fine ultimo di offrire, al debitore incolpevole, una seconda chance per il reinserimento dello stesso nel tessuto economico e del lavoro.
Francesco infatti ora, alla chiusura della liquidazione controllata avviata in suo favore, non dovrà più temere alcun attacco dai creditori della sua vecchia attività, ormai chiusa, che rimarranno insoddisfatti.

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2 Commenti

  1. Io né avevo anche di più e sono rimasto senza nulla case stabilimento…(25 famiglie a cui davi lavoro ).ecc ecc vivo da 10 anni come un fantasma e nessuno mi ha aiutato anzi chi ha potuto compreso lo stato mi ha affossato,anche le banche hanno contribuito con vendita di derivati che dovevano farmi risparmiare sugli interessi passivi. E’ una vergogna anche in tribunale si fanno accordi tra curatela e giudici..

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