La Seconda sezione penale della Corte di Appello di Bari, presieduta dal dottor Civita, ha pronunciato sentenza di assoluzione in favore dell’ingegnere Elena Molinaro, coinvolta nella dolorosa vicenda che l’aveva vista, suo malgrado, coinvolta nel procedimento relativo al disastro ferroviario del 12 luglio 2016 lungo la tratta Corato-Andria. Ebbene, il giudice di secondo grado ha confermato la decisione già emessa nel 2020 dal Gup di Trani, dottoressa Altamura, rigettando così l’impugnazione presentata dalla Procura dello stesso Tribunale tranese.
In particolare, con l’atto di appello, la Procura aveva censurato la sentenza di primo grado che, secondo l’impostazione del Pm ricorrente, in qualche misura pregiudicava il complessivo impianto accusatorio che presupponeva il coinvolgimento dei vertici ministeriali. La Procura generale presso la Corte di Appello di Bari ha invece preso le distanze dalle conclusioni della Procura di Trani, chiedendo la conferma della decisione di primo grado, ritenuta corretta ed immune dalle censure sollevate.
Fin dall’inizio dell’indagine l’ingegnere Molinaro, difesa dall’avvocato Maurizio Sasso, del Foro di Trani, aveva fornito ogni possibile collaborazione agli organi inquirenti, chiarendo i vari aspetti della complessa normativa tecnica di settore, di derivazione comunitaria, nazionale e regionale, nonché la sua assoluta estraneità ad ogni addebito, : infatti, si era occupata di “ferrovie secondarie” nel periodo compreso tra maggio 2008 e aprile 2009 (con proroga tecnica fino al passaggio di consegne, avvenuto a gennaio 2010), vale a dire a distanza di più di sei anni dall’incidente ferroviario.
La professionista, inoltre, aveva chiarito sin da subito che l’incidente avvenuto nel 2007 in Sardegna, sulla tratta Macomer-Nuoro, che secondo la prospettazione accusatoria avrebbe dovuto imporre una verifica delle condizioni di sicurezza ed interventi su tutte le “ferrovie secondarie”, non era in alcun modo assimilabile alla tragedia della Bari nord.
Peraltro, il legale dell’ex imputata aveva a sua volta puntato a dimostrare come non fosse possibile addebitare all’ingegnere Molinaro adempimenti, facoltà o doveri introdotti da una normativa tecnica di settore, pure richiamata nell’editto d’accusa, che è entrata in vigore solo successivamente alla conclusione del suo incarico di gestione delle “ferrovie secondarie”.
«Nell’attesa del rilascio delle motivazioni della Corte, nonché della sentenza del processo tuttora in corso, a fronte di un ormai chiaro errore umano – afferma l’avvocato Sasso -, che si colloca alla base del tragico incidente, occorrerà interrogarsi sul piano politico per i ritardi nell’attrezzaggio tecnologico delle ferrovie secondarie nella Regione Puglia, come in molte aree del sud, a causa della mancata tempestiva erogazione dei finanziamenti del Cipe. Alle vittime ed ai loro familiari è rivolta tutta la solidarietà e il cordoglio per un dolore che, invero, ha investito tutta la nostra comunità. Di cero – conclude -, questa decisione conferma quanto affermato fin dall’inizio delle indagini: che l’ingegnere Elena Molinaro era ed è assolutamente estranea ad ogni addebito, che non è consentito in alcun caso cedere alla tentazione di facili giustizialismi e le plurime responsabilità, esistenti, vanno ricercate altrove».