

In queste ore il mondo della cultura, dell’informazione e più in generale il Paese ricordano con mestizia la figura di Michela Murgia, morta lo scorso 10 agosto 2023 a 51 anni.
È stata una scrittrice, blogger, drammaturga, opinionista e critica letteraria. Non ha mancato di impegnarsi anche in politica, candidandosi senza successo alla presidenza della giunta regionale della Sardegna, dove era nata il 3 giugno 1972, a Cabras.
Nel 2016 Murgia fu ospite dei Dialoghi di Trani e la mattina successiva, il 23 settembre, il nostro direttore Nico Aurora la incontrò per «L’edicola dei Dialoghi» presso l’ex Kaffein, in corso Cavour.
Fu l’occasione per una chiacchierata intorno ai titoli dei giornali di quella mattina, come da tradizione, ma anche per piacevoli divagazioni pure su una Trani che, nel frattempo, Murgia aveva già profondamente osservato e compreso nonostante il breve tempo di permanenza in città.
L’articolo scritto per l’occasione torna più che mai di attualità sia per ricordare il personaggio, sia per comprendere, attraverso le sue parole, come fosse facile leggere la città anche da parte di chi cittadino tranese non è. E quanto tale lettura, oggi, si riveli più che mai di profonda attualità.
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«Il Comune di Trani, così come ogni altro ente, dovrebbe sostenere attività che promuovano relazioni di prossimità. Solo così si può incentivare la piena frequentazione dei luoghi comuni ed evitarne l’omologazione dell’offerta».
Così Michela Murgia, una delle autrici protagoniste dei Dialoghi di Trani, nel corso dell’edicola del mattino al Keffein, intervistata da Nico Aurora. L’argomento è stato affrontato con riferimento al tema degli spazi comuni, molto caro all’ex candidato governatore della Sardegna, che nei suoi lavori si pone sempre il problema della creazione, conservazione e corretto utilizzo delle piazze, sia in centro, sia in periferia.
Ma proprio con riferimento a Trani, sebbene il tempo che vi abbia trascorso sia stato minimo, Michela Murgia ha potuto notare anche le contraddizioni di un porto nel quale, se la pedonalizzazione è garantita la visibilità è massima, ma è altrettanto certo che l’offerta commerciale è quasi esclusivamente orientata alla ristorazione.
L’ultimo presidio culturale che c’era, la libreria La Maria del porto, da qualche anno ha chiuso i battenti facendo venire meno un baluardo di condivisone nel segno della cultura: «Effettivamente bisogna ripensare e qualificare gli spazi per favorire la fruizione di tutti – ammette l’autrice – ed è proprio per questo che le amministrazioni comunali non dovrebbero solo garantire la presenza di locali ed avventori, ma anche qualcosa che ne favorisca la piena condivisione degli interessi».
A proposito del suo libro, «Futuro interiore», edito da Einaudi, Michela Murgia ha provato a tracciare il profilo della sua generazione, quella degli anni ’70, quasi racchiusa in una terra di nessuno tra chi ha lottato per i diritti e chi, oggi, si sta appiattendo sulla tecnologica associata alla precarietà: «Siamo diventati esperti di tutti i mezzi possibili – fa notare l’autrice -, ma ci siamo dimenticati cosa significhi relazioni. Siamo tutti uguali, individualisti e soli al mondo, che quasi non abbiamo più diritti, né orizzonti comuni. Credo che questa cosa di avere ciascuno un telefonino in mano ci abbia chiusi nel nostro mondo».