Palazzo Trombetta, il Comune di Trani sgancia altri 100mila euro. Ed il fondaco resta ancora chiuso

Sono ormai trascorsi oltre otto anni fra chiusure di strada, installazione di impalcature e lavori di messa in sicurezza soltanto parziali di uno stabile del centro storico tanto importante quanto malridotto. La conseguenza è che il Comune deve impegnare altri 100mila euro, che forse riuscirà in futuro a condurre in porto un’importante operazione immobiliare, ma che nel frattempo Palazzo Trombetta, in piazza Longobardi, resta ancora impraticabile. Ed ancora, e soprattutto, il Fondaco dei Longobardi (vale a dire il passaggio pedonale che scorre sotto quel fabbricato e congiungerebbe piazza Longobardi al porto, e viceversa) resta ancora desolatamente chiuso.

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La burocrazia è lenta, ma lo sono anche le questioni condominiali. E qui siamo in presenza di un condominio nel quale le proprietà sono riconducibili a diverse, fra persone fisiche e giuridiche. Ma quelle giuridiche sono pubbliche e, segnatamente, il Comune di Trani e l’ex Casa di riposo Vittorio Emanuele II (oggi azienda di servizi alla persona).

Fra il 2018 e il 2019 era terminata una prima fase di lavori di messa in sicurezza sullo stabile, ma adesso deve cominciarne un’altra. Ed allora il dirigente dell’Area patrimonio, Luigi Puzziferri, ha impegnato 104.000 euro corrispondenti alla quota della proprietà comunale, pari a quasi 90 millesimi della tabella di proprietà condominiale.

E la Asp, che di millesimi ne ha ben 360? Secondo quanto fa sapere il commissario straordinario, Daniele Santoro, «ad oggi non risultano ai nostri atti comunicazioni a questo ente circa la necessità di impegnare una spesa per l’esecuzione di nuovi lavori di messa in sicurezza».

Quel che appare certo è che «Palazzo Trombetta versa in un particolare stato di degrado – si legge nella determinazione dirigenziale – ed è stato recentemente sottoposto ad un primo intervento di messa in sicurezza e rimozione delle macerie che ha consentito l’elaborazione del progetto di completamento del recupero statico e funzionale delle parti comuni. Il progetto – precisa ancora il dirigente – non contempla gli interventi impiantistici e di rifinitura all’interno delle singole unità immobiliari».

Terminati i precedenti lavori sono iniziate molteplici riunioni dell’assemblea condominiale, all’esito delle quali si è giunti alla quantificazione della risorsa economica necessaria per l’esecuzione degli interventi ulteriori di messa in sicurezza: da qui l’impegno di spesa del Comune mentre, come detto, la Vittorio Emanuele II al momento sembrerebbe estranea a tali interventi.

Va anche detto che, in occasione dei precedenti lavori Palazzo di città si era fatto carico dell’intera quota della Asp, pari a 170.000 euro, per poi attivare tutte le azioni legali per il recupero in danno della somma, eventualmente anche mediante acquisizione del bene di proprietà della ex casa di riposo al patrimonio comunale.

Santoro conferma che «è nostra volontà alienare al più presto questo cespite infruttuoso e ci farebbe piacere se fosse proprio il Comune di Trani a diventarne il proprietario, anche perché l’ente pubblico diventerebbe il condomino di maggioranza nello stabile e questo metterebbe in moto un processo virtuoso che favorirebbe anche una più celere riapertura del fondaco».

Non è da escludere, pertanto, che anche in questa occasione giunga una seconda puntata di impegni di spesa comunali per coprire le somme che l’ex casa di riposo (che ha pochissime liquidità disponibili) certamente non ha, completando così la prevedibile e persino auspicata operazione immobiliare». E nel frattempo riaprendo quella stradina pedonale che tanto bene farebbe al rilancio di piazza e quartiere.

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