Operazione Corvo, Patruno è libero: il giorno del reato contestatogli non era a Trani

Era accusato di violenza privata in concorso, con l’aggravante del metodo mafioso. Ma adesso è stato rimesso in libertà poiché, il giorno del fatto che gli veniva contestato, non era neanche a Trani.

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È la storia di Giuseppe Patruno, uno degli indagati nell’operazione Corvo, con cui nei giorni scorsi i Carabinieri hanno eseguito 9 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone accusate a vario titolo di estorsione consumata e tentata, incendio, violenza privata e minacce, con la prevalente aggravante del metodo mafioso.

Ebbene, fra i ristretti non figura più Patruno, che era stato posto ai domiciliari il 21 febbraio scorso. Lo ha deciso il Gip di Bari, Rossana De Cristofaro, che ha accolto l’istanza presentata dai difensori dell’indagato, Giovanni Stella e Alessandro Faggiani.

L’estraneità di Patruno ai fatti contestati era parsa emergere in tutta evidenza già nell’interrogatorio di garanzia del 27 febbraio scorso, quando i suoi legali avevano chiesto la revoca della misura cautelare a carico del loro assistito, preannunciando il rilascio di prove che lo avrebbero scagionato.

Infatti il Gip ha ritenuto che la documentazione posta a sua disposizione fosse necessaria e sufficiente per indebolire fortemente il quadro indiziario a carico di Patruno, dovendo ritenersi non più certa la sua identificazione nell’autore delle condotte contestate nell’ottavo capo di imputazione del fascicolo: motivo, la sua verosimile presenza nel territorio siciliano, e dunque lontano da Trani, alla data del fatto contestato.

L’episodio risale al 2 gennaio 2023, quando qualcuno, che si ipotizzava fosse Patruno, avrebbe compiuto atti idonei diretti, in modo non equivoco, a costringere con minaccia il titolare di un bar a rimettere le denunce sporte nei confronti di altri indagati nello stesso procedimento, tuttora ristretti in carcere.

Nel capo di imputazione a lui riferito si legge che colui che si riteneva fosse Patruno avrebbe addirittura minacciato l’interlocutore con un coltello e, per intimidirlo maggiormente, avrebbe evocato lo spessore criminale di chi lo avrebbe mandato lì, ricorrendo pertanto al contestato metodo mafioso.

In realtà le prove addotte dai suoi difensori, all’esito dell’interrogatorio di garanzia, hanno chiarito che quel giorno Patruno si trovava a Palermo, come documentato dai biglietti di andata e ritorno comprati presso Trenitalia. E che sempre da Palermo, e dal b&b in cui si trovava, di cui vi è traccia del pagamento del soggiorno, Patruno aveva rilasciato «storie» su una piattaforma social dalle quali si evinceva con chiarezza la sua presenza in un luogo ben diverso da Trani.

Patruno, peraltro, è entrato nel fascicolo poiché chiamato in causa da un accusatore, nei confronti del quale adesso – sempre attraverso i suoi legali – si riserva di sporgere denuncia per calunnia.

Intanto, all’indirizzo di tutti gli indagati, è stato rilasciato l’avviso di conclusione delle indagini: a breve, dunque, dovrebbero arrivare le richieste di rinvio a giudizio. Ma nel caso di Patruno si profila adesso la ragionevole ipotesi che la sua figura esca dal procedimento a seguito di parallela richiesta di archiviazione.

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