Il marmo "spacca" la maggioranza

Il Consiglio Comunale ha provato a gridare un forte "no" all’attuale previsione di Parco dell’Alta Murgia. Il diniego c’è, la compattezza no. L’Ordine del Giorno adottato, infatti, non ha trovato unanimità per effetto del voto contrario di Rifondazione Comunista. Il Consiglio, preoccupato per le prevedibili ripercussioni economiche ed occupazionali che l’apertura del parco potrebbe provocare all’attività estrattiva delle aziende lapidee tranesi nelle Murge (si veda la scheda in altro spazio e si confronti "Il Giornale di Trani" n. 4 del 27 febbraio 1999), chiede dunque al Ministero dell’Ambiente ed altri organi competenti di restringere la perimetrazione dell’area protetta. Più precisamente la richiesta è di "stralciare" circa 3mila ettari dai 96mila previsti, così da salvaguardare le cave e, quindi, il lavoro di quattromila persone tra diretto e indotto. Queste maestranze, peraltro, già da alcuni giorni sono ufficialmente in stato d’agitazione. In particolare il documento, pur valutando positivamente l’istituzione di un’area protetta, la giudica troppo estesa (tre volte il Parco degli Abruzzi). Un’area così vasta determinerebbe "forti contrazioni" per l’industria lapidea cittadina, che di lì estrae il settanta per cento circa della materia prima che qui trasforma. L’ordine del giorno, inoltre, parla di un "filo comune che lega le città che insistono sull’intero territorio a nord di Bari e, pertanto, le decisioni connesse all’istituendo parco vanno ben oltre gli interessi, pur legittimi delle singole comunità locali". Un filo comune inquadrato, in questo caso, dal punto di vista della nostra Città. Se provassimo, infatti, a calarci solo per un attimo nei panni dei "dirimpettai", forse ci accorgeremmo che questo filo potrebbe, invece, essere una corda destinata a spezzarsi. Il succitato brano è il preludio al passaggio della delibera di maggiore "apertura" al parco, quello che Francesco Fanelli (l’unico contrario) avrebbe desiderato leggere non in premessa, ma in delibera: "L’istituzione del Parco dell’Alta Murgia, con la conseguente salvaguardia ambientale di quella zona, rimane, comunque, un fatto apprezzabile e condiviso che, nell’interesse comune delle popolazioni del Nord Barese, deve poter convivere con le attività economiche (agricole, estrattive e relativi indotti) che continuano a sostenere, indiscutibilmente, lo sviluppo economico e sociale delle nostre collettività". Il Consiglio Comunale invece, che ritiene di "operare in favore sia dell’ambiente, sia della salvaguardia delle attività produttive" e condivide "le preoccupazioni delle categorie produttive e sociali", inoltra ufficialmente alle autorità competenti due richieste: "rivedere la perimetrazione dell’istituendo Parco dell’Alta Murgia al fine di escludere dalla stessa perimetrazione i bacini estrattivi compresi nell’agro di Ruvo di Puglia e Minervino Murge che insistono sui confini dell’area limitata; consentire un confronto ufficiale con la Regione Puglia, il Ministero dell’Ambiente e la Provincia sulla questione". Una posizione condivisa da trenta/trentunesimi dell’assise, sia pur con varie sfumature e, talvolta, con evitabili sconfinamenti nella demagogia, probabilmente "suggeriti" dalla presenza di decine di lavoratori del settore dietro le transenne, la cui comprensibile inquietudine non sempre ha permesso di dibattere in maniera serena e scevra da condizionamenti psicologici. A fianco delle maestranze non sono mancati alcuni industriali lapidei, non ultimo Umberto Cormio, presidente dell’Assindustria Marmiferi provinciale, al quale il Consiglio ha concesso diritto di parola "per esortare voi Amministratori – ha detto Cormio – a prendere a cuore questo grave problema non soltanto attraverso questo documento". Cormio, infatti, ha chiesto che s’insedi un comitato di crisi permanente formato da pubblici amministratori, rappresentanti degli industriali e sindacalisti di categoria che possa sedere al tavolo della concertazione in prospettiva delle decisioni finali da adottarsi sulla perimetrazione del parco. Fuori del coro è uscito, come detto, il consigliere indipendente di Rifondazione Comunista Francesco Fanelli, unico contrario. Riporteremo le sue motivazioni e quelle di tutti gli altri in uno spazio a parte. L’ordine del giorno, in ogni caso, veicolerà la voce di Trani nelle sedi istituzionali opportune perchè si trovino soluzioni opportune da non generare scompensi sociali. L’azione della Città, industriali e sindacati di settore, di là di un documento non unanime, andrà avanti in ogni sede.

pubblicità
pubblicità

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.