(n.a.) Proprio mentre questo giornale arriverà nelle edicole, questo sabato, 4 dicembre, il Sindaco Carlo Avantario, in nome della Città di Trani, conferirà al nostro Arcivescovo, Mons. Carmelo Cassati, la Cittadinanza Onoraria. Tra poco meno di due settimane, inoltre, lo stesso Presule festeggerà insieme con la comunità il Cinquantesimo Anniversario di Sacerdozio. Il prossimo 26 gennaio, infine, Mons. Cassati cederà il testimone episcopale a Mons. Giovanni Battista Pichierri, Arcivescovo Eletto, che in quella data s’insedierà ufficialmente in Arcidiocesi. Parallelamente a questi tre importantissimi momenti, il "Giornale di Trani" intende rendere omaggio a Mons. Cassati, Arcivescovo uscente, tracciandone un profilo a tutto tondo del Suo Episcopato. Per l’occasione ci avvaliamo del prezioso contributo di Riccardo Losappio, responsabile dell’Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali, autore di una pregevole sintesi del vasto operato di Mons. Cassati in questi dieci anni di Episcopato. Suddivideremo, pertanto, il profilo del nostro Presule in tre puntate, in conformità con le date succitate. In questo numero, per meglio collegarci al riconoscimento della Cittadinanza Onoraria, parleremo dell’impegno sociale e morale di Mons. Cassati, vale a dire delle molteplici circostanze in cui la voce dell’Arcivescovo ha inteso smuovere le coscienze dell’opinione pubblica, con particolare riferimento alla classe politica, per affrontare i problemi più importanti sempre con il massimo senso di responsabilità, in armonia con i princìpi di una comunità che si professa cristiana e cattolica. *** Gli interventi, le riflessioni, i richiami di Mons. Cassati relativi al versante sociale e morale sono innumerevoli, e sono stati fatti, più che in documenti ufficiali, nelle omelie e nei discorsi tenuti in diverse circostanze, puntualmente riportati nelle sintesi giornalistiche ad opera delle testate locali. Riguardo alla disoccupazione, numerosi i suoi appelli alle forze sociali, politiche e imprenditoriali, come quello del 24 maggio 1995, ad esempio, sottoscritto da lui e dagli altri vescovi della Terra di Bari, in cui si afferma che la ripresa economica in atto al Nord non si ripercuote nel Mezzogiorno "con un incremento di investimenti per creare nuova occupazione o per bloccare la perdita di posti di lavoro". Non si può non citare, poi, la Lettera del 24 settembre 1996 alle massime autorità nazionali e regionali per la difesa del personale della Cartiera di Barletta, chiusa dal gennaio 1992 con oltre 500 dipendenti: "La rabbia e la disperazione cominciano a farsi strada pensando al futuro loro e dei loro figli, che si presenta quanto mai fosco. Le conseguenze di questo disagio sono ben tristi: divisioni, separazioni di famiglie, figli alla deriva morale e sociale, delinquenza ed altro. (…) La Cartiera era un’azienda sana, che produceva (…) anche se assorbiva soltanto il 50% dello stabilimento, (…) per il continuo avvicendarsi di gestione (…) impedendo in questo modo il pieno utilizzo della sua potenzialità. (…) I lavoratori vivono nella certezza che si è voluta chiudere simile Azienda perchè troppo efficiente, tanto da diventare ‘leader ‘ in campo europeo….(…) Non oso pensare che ciò possa essere vero, ma non meraviglierebbe troppo, perchè a volte si rimane sconcertati nel vedere che certi guai del Sud arrivano quando sono in pericolo concorrenze o interessi economici situati in altre zone geografiche d’Italia". Chiara la sua posizione sul piano politico. "Non possiamo accettare che quanti vorranno competere nella prossima campagna elettorale si facciano paravento della nostra fede e della nostra cultura per le loro ambizioni personali, risultate tanto deleterie nel recente passato. (…) E ai fedeli facciamo appello perchè, superando ogni sentimento di sfiducia, esercitino il proprio diritto-dovere di voto e scelgano candidati credibili. Nel dare il nostro voto abbiamo il diritto di saperci tutelati in quelli che sono i nostri principi inderogabili sui quali più volte, disgraziatamente, siamo stati traditi in passato" (dalla Lettera ai fedeli dell’8 febbraio 1994). Naturalmente si tratta dei principi della Dottrina Sociale della Chiesa. Desideriamo qui citare la ferma opposizione di Mons. Cassati all’istituzione a Trani di un casinò: "Se aprissero un casinò a Trani ne prenderemmo atto con grandissimo dispiacere. Vorrà dire che si vorrà dare alla città una fisionomia altra rispetto a quella di centro turistico e culturale quale adesso è. (…) Non sono assolutamente convinto che il casinò risolverebbe i nostri problemi. Leggo dei quattrocento posti di lavoro che i gestori assicurerebbero, del dieci per cento dagli introiti da destinare al Comune e di tutta una serie di iniziative collaterali. E’ da vedere, però, concretamente i vantaggi dal punto di vista economico. Certamente non ve sono sotto l’aspetto morale. (…) Basterebbe incentivare il già notevole flusso dei turisti, stimolandoli a visitare gli splendidi monumenti e tutte le altre perle cittadine. Mancano tante cose, dalla segnaletica ai depliant. La villa è trascurata, la Cattedrale è diventata un orinatoio. Le potenzialità ci sono, vedi porto turistico, ma c’è troppa disorganizzazione. Se i politici, invece, di litigare fra loro, pensassero di più al bene della città, non credo che avremmo bisogno del dieci per cento degli incassi di un casinò per rimpinguare le casse comunali. (…) Trani è diventata una roccaforte dell’usura. Numerosi sono gli strozzini e tante, purtroppo le persone che hanno perso tutto giocando e si rivolgono a loro" (Nico Aurora, "La Gazzetta del Mezzogiorno" del 3/9/96, p.27). Non ha mancato di esprimersi sulla Guerra Serbia-Nato: "Celebriamo questo ultimo Giovedì Santo del secondo millennio funestati da una guerra assurda. Preghiamo, preghiamo per la pace! Non giudichiamo, non facciamoci prendere dall’emotività perchè quello che manca a noi è la conoscenza della cultura e della mentalità di quelle popolazioni" ("In Comunione", maggio 1999, p. 26). Per Mons. Cassati tale guerra è il risultato del mancato dialogo che ha impedito di andare alla radice dei problemi che dividono etnie diverse per storia, per cultura e religione. L’uso delle armi, per chi voglia vedere lontano – ha sostenuto il presule – non risolve nulla, in quanto non fa altro che radicare su vasta scala sentimenti di odio e di chiusura. Solo il dialogo, con la fatica che comporta, può mettere assieme a uno stesso tavolo mondi e culture diverse. E ha voluto far sentire la vicinanza della comunità ecclesiale al marocchino all’indomani del suo pestaggio avvenuto a Barletta nella notte tra il 12 e il 13 ottobre 1998: "Esprimo la mia solidarietà e vicinanza al sig. Abrassou El Ayachi e alla sua famiglia, ben conosciuta a Barletta perchè da 10 anni si sta guadagnando onestamente il pane. L’accaduto ci mortifica enormemente e ci fa pensare a come l’uomo sia capace di abbrutirsi quando perde certi principi e certi valori. I due aggressori fanno pena perchè hanno ostentato forza bruta nel disprezzo della dignità della persona umana. Sta di fatto che l’episodio rientra in un quadro di violenza sempre più accanita, estesa, e, purtroppo, assurda e incomprensibile, che, senza dubbio, trova nelle forze dell’ordine un argine, ma che deve spingere la famiglia, la scuola, la Chiesa e le autorità civili e politiche ad un rinnovato impegno educativo e formativo, soprattutto delle nuove generazioni" ("In Comunione", novembre 1999, p. 27). Le nuove generazioni, i giovani! Anche quest’ambito Mons. Cassati ha voluto seguire con attenzione. In tal senso ha incoraggiato i parroci a fare tutti gli sforzi per un’adeguata pastorale giovanile, mentre egli ha disposto che al coordinamento di tale settore fosse un giovane sacerdote, libero dall’impegno della cura della parrocchia, che potesse dedicarvisi a tempo pieno. E, quando i giovani della sua diocesi si sono incontrati anche nella discoteca, Mons. Cassati è andato a trovarli lì. Ha difeso e seguito la religiosità popolare, da lui ritenuta espressione ed eredità della fede delle comunità dei credenti del passato. Certo, essa va purificata dalle incrostazioni e dalla superstizione, ma di per sè è una via che porta a Dio e può avere una funzione correttiva dei costumi e dei comportamenti. Recente il suo intervento in tema di ambiente. In data 4 agosto 1999 ha inviato alle autorità regionali e di Trani una lettera in ordine al progetto di allocazione nella città pugliese di una discarica di tipo 2/b: "La decisione viene giudicata come disattenzione verso i cittadini i quali non riescono a spiegarsi come si voglia inquinare una delle città più belle della Puglia, meta continua di turisti. Come arcivescovo del posto e pensando al "bene comune" oso rivolgermi a coloro che hanno in mano il potere decisionale e ai legittimi rappresentanti della città perchè vogliano riesaminare la decisione che intendono adottare per tutelare ai cittadini una "vita" sempre migliore al di sopra di ogni bene privato. Interessi economici di qualsiasi genere non potranno mai giovare a nessuno se essi dovessero andare a danno della vita e della salute dei cittadini. Auspico che la mia voce, prestata in questo momento ai tanti che non hanno "voce", possa essere ascoltata per il bene di tutti". Doveroso ricordare, poi, l’omelia proferita a Trani, il 20 ottobre 1999., durante la solenne celebrazione in occasione della conclusione del IX Centenario di Fondazione della Cattedrale: "Sarebbe tempo ormai di tornare di tornare a riflettere sul significato del Tempio e soprattutto della Cattedrale. (…) Dopo nove secoli, questa Casa di Dio vuole essere luogo di incontro di Dio con noi, con la Città, in un movimento di conversione. (…) A volte a causa della bellezza del Tempio siamo tentati di gloriarci .. ma dobbiamo recuperare la stessa fede e spiritualità dei nostri padri che lo eressero. (…) Il Giubileo non ci trovi turisti svagati o pellegrini stanchi, ma offra a ciascuno di noi la gioia di sentirci fratelli venuti qui per incontrare il Padre ".(continua)
I dieci anni di Mons. Cassati. (prima parte)
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