Per quanto riguarda la plastica, sappiamo che questa è ricavata prevalentemente dalla lavorazione del petrolio, le cui catene di molecole vengono scisse e poi ricomposte con procedimenti diversi per formare i vari tipi di plastiche. Infatti, ne conosciamo di tantissimi tipi con caratteristiche ed usi sempre diverse.
Questo la rende un materiale estremamente comodo e versatile (infatti è ovunque dagli imballaggi agli abiti) ma oggi è anche la maggiore causa dell’inquinamento del Pianeta. Tale inquinamento è dovuto prima al processo di estrazione degli idrocarburi, poi al suo processo di realizzazione ed infine a quello di smaltimento.
La plastica non è biodegradabile e dunque tocca solo all’uomo che la produce e la usa occuparsi anche di smaltirla. Usare materiale di “seconda generazione” dunque serve quanto meno a ridurre la quantità di petrolio da estrarre e ad evitare che il prodotto si disperda nell’ambiente all’infinito.
Dicevamo che di plastiche ne esistono di vari tipi, tutte riciclabili. Su ogni oggetto troviamo il simbolo delle tre frecce che formano un triangolo con i numeri da 01 a 07 e sotto la corrispondente sigla (Pet, Pvc Pp ecc) che permette di riconoscere la particolare molecola da cui è composta. Tutte però, almeno in Italia, vanno conferite in uno stesso cassonetto. Prima però bisogna sciacquare i nostri imballaggi ed eliminare eventuali etichette in carta perché questo eleva la qualità del prodotto.
Ricordiamoci sempre, comunque, che il modo migliore per aiutare l’ambiente e il portafoglio è quello di ridurre i rifiuti a monte: portiamo sempre le buste biodegradabili per fare la spesa; prediligiamo prodotti sfusi, i cui punti vendita aumentano in città e nei centri commerciali.
Sono buoni come quelli di marca e inoltre costano molto molto meno. Stesso discorso per l’acqua: si potrebbe comprare alla spina a pochi centesimi al litro o addirittura prenderla dalle fontanelle pubbliche.
Non è meno controllata di quella in bottiglie di plastica. Usiamo bottiglie di vetro più igieniche e facili da lavare. In generale cerchiamo di acquistare quei prodotti che hanno meno involucri possibili perché tutto quello che portiamo a casa lo paghiamo la prima volta all’acquisto, la seconda quando lo buttiamo.
Per quanto riguarda le buste di plastica, diciamo subito che il loro uso è vietato dal 2011; se ne trovano ancora tante e si possono dividere in tre tipi: ci sono le buste comuni che non sempre sono riciclabili; le buste biodegradabili che si degradano in tempi più brevi rispetto al polipropilene, ma hanno dei costi di produzione maggiori e sono molto meno resistenti; e le migliori, che sono quelle con la dicitura “compostabile”, perché si deteriorano in tempi molto brevi e possono essere utilizzate anche per la raccolta dell’organico.
Campagna a cura del Comitato bene comune e Il giornale di Trani – seconda puntata (prima puntata disponibile qui)