Sale in maniera più contenuta la curva dei contagi a Trani, poiché i positivi alla data odierna sono 356. Lo scorso 21novembre erano 351 e, tenendo conto del fatto che fino alla settimana scorsa l’incremento dei contagi era da stimarsi nell’ordine di almeno dieci al giorno, sembrerebbe che anche a Trani, come altrove ci sia un leggero rallentamento dei casi. Non è ancora noto il numero dei guariti mentre quello dei deceduti della seconda ondata resta 9.
Questa sera, intanto, il ministro delle autonomie regionali, Francesco Boccia, visiterà l’ospedale da campo annesso al Dimiccoli, di Barletta, realizzato in pochissimi giorni grazie all’intervento delle Forze armate della Protezione civile. Obiettivo, alleggerire la pressione sui reparti covid della nostra provincia.
Proprio in ragione degli affanni delle strutture ospedaliere, da più parti ed a gran voce si richiede che il San Nicola Pellegrino torni ad essere, almeno per il tempo necessario, un ospedale utile al ricovero di pazienti covid.
Il sindaco, Amedeo Bottaro, risponde avanzando non poche perplessità: «Riaprire l’ospedale solo per un’emergenza e poi richiuderlo non avrebbe senso. Piuttosto si può lavorare per attivare progressivamente servizi ospedalieri organici a lunga scadenza».
Il tal senso, nei giorni scorsi, il suo consigliere di maggioranza Claudio Biancolillo ha proposto di utilizzare il San Nicola Pellegrino come punto nascita della Bat, alla luce delle difficoltà che stanno avendo tante mamme nel partorire a causa dell’emergenza covid che le costringe a recarsi anche fuori provincia.
Il primo cittadino risponde così: «Magari fosse possibile ma, anche in questo caso, attivare un punto nascita significherebbe riaprire l’ospedale con tutta una serie di reparti connessi, circostanza che certamente appare di una complessità notevole in questo periodo storico».
Peraltro va anche ricordato che il San Nicola Pellegrino, funzionando oggi come Presidio territoriale di assistenza, ha già due livelli completamente pieni: il piano terra per ambulatori e servizi; il terzo piano per oncoematologia ed altre strutture.
Al secondo l’utilizzo è di almeno la metà e, di conseguenza, un’eventuale riapertura come struttura covid potrebbe avvenire soltanto in un’ala del secondo livello, ma questa circostanza sarebbe non poco rischiosa considerando, giusto per fare un esempio, la presenza al terzo del già richiamato servizio di oncoematologia.