Accordo con Comune di Trani, riprendono i lavori a Villa Turrisana con l’impresa De Girolamo: sarà un residence

Un anno di lavori per voltare pagina rispetto ai dieci di braccio di ferro nelle aule giudiziarie. Il futuro di Villa Turrisana si racchiude in questa contrapposizione temporale, in alcuni pregevoli rendering ed in un doppio slogan: «Una nuova sfida, un nuovo modo di abitare».

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L’antica dimora sulla vecchia Trani-Bisceglie, che fino a poco tempo fa sembrava un rudere prossimo al decadimento totale, a seguito del lungo stop di cui fu oggetto, a breve diventerà un residence con una decina di abitazioni all’interno di questa villa del 1800, appartenuta alla storica famiglia Antonacci e pronta ad essere finalmente ristrutturata.

L’intervento avverrà con un’operazione di restauro conservativo, senza alcun aumento di volumetria, salvaguardando il prospetto dello stabile e creando intorno servizi su misura e tanto verde.

Le uniche differenze rispetto al passato saranno l’arretramento del cancello di ingresso (per creare un giardino antistante comunicante con quello di un altro, futuro insediamento), pur mantenendo le due storiche colonne che si affacciano sulla vecchia statale, e l’inserimento di piscina e solarium all’interno di parte delle aree scoperte. Saranno tutti salvati gli alberi storici presenti, dai pini alle palme, e piantati nuovi al posto di quelli che invece il tempo ha inesorabilmente degradato.

Il merito di questa operazione va alla De Girolamo costruzioni il cui Amministratore unico, Carlo De Girolamo, si è avvalso per l’occasione del progetto realizzato dall’ingegnere Giorgio Gramegna e dall’architetto Gianlorenzo di Gennaro Sclano.

La proprietà è sempre della società Gavetone che, dopo la fine del contenzioso di lunga data con il Comune, nel 2020 sottoscrisse un accordo transattivo con il dirigente uscente dell’Area urbanistica. E proprio grazie a quell’intesa Palazzo di città ha evitato un possibile risarcimento danni di almeno 5 milioni di euro in favore della stessa proprietà del bene.

La vicenda di Villa Turrisana ebbe inizio nel 2009. Il 5 ottobre di quell’anno la Gavetone aveva richiesto al Comune un premesso di costruire per l’adeguamento funzionale, strutturale e dimensionale della antica villa agli standard richiesti per struttura ricettiva di categoria quattro stelle, con aumento di volumetria nei limiti del 20 per cento dell’esistente. Il 6 settembre 2010 l’Ufficio tecnico rilasciava il relativo permesso di costruire.

Il 16 settembre 2011, però, il Comune notificava una ordinanza di sospensione dei lavori ed il 4 ottobre di quello stesso anno adottava un’ordinanza di demolizione, entro 90 giorni, dei pilastri in cemento armato della struttura intelaiata realizzata all’interno del fabbricato, per esigenze antisismiche, in quanto considerate difformi dal permesso di costruire. Ne nacque un lungo contenzioso, amministrativo ed anche penale.

Nel 2016 il Consiglio di Stato aveva dichiarato nulli i vincoli del Pug sul bene, circostanza alla base della sospensione dei lavori, e nel 2018 la Gavetone aveva invitato e diffidato il Comune «a prevenire l’insorgenza del contenzioso risarcitorio, avviando il procedimento amministrativo per il conseguimento, ai sensi di legge, di un accodo sostitutivo del provvedimento che abbia ad oggetto anche il riesame dell’ordinanza di demolizione del 2011, onde consentire un recupero dell’intelaiatura in cemento armato esistente che, realizzata a suo tempo entro precisa sagoma e volumetria, nonché nel rispetto delle norme antisismiche, oggi costituisce l’opera imprescindibile su cui attualmente si regge l’intera struttura residua, in primis la facciata della villa».

Di conseguenza, chiedeva di consentire, sempre ai sensi di legge, «la validazione di un progetto di ristrutturazione finalizzato al recupero della struttura, così da evitarne il perimento». In assenza di tale accordo, la società avrebbe richiesto il risarcimento di tutti i danni patiti e da patire, nessuno escluso, oltre interessi, spese e competenze legali. Un ulteriore pronunciamento del Tar, nel 2020, dispose che il Comune siglasse quanto prima l’accordo sostitutivo, che alla fine fu firmato.

Ne è nata l’operazione odierna, che per l’imprenditore rappresenta tutt’altro che una novità. Infatti, già nella sua precedente e lunga esperienza professionale in Emilia Romagna, Carlo De Girolamo si era reso protagonista del recupero a fini abitativi di numerose masserie e fienili che, diversamente, sarebbero andati distrutti.

Una scelta, quindi, rispettosa di un bene storico, da una parte, e delle casse comunali, dall’altra, avendo evitato un ingente danno economico alla collettività. E, soprattutto, tale da valorizzare la qualità dell’abitare non demolendo e ricostruendo, ma recuperando ciò che la storia ci ha consegnato.

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