A Trani i ricordi di un calcio d’altri tempi, Di Leo: «A Parma mi abbracciò uno sconosciuto perché aveva vinto al Totocalcio grazie ad un rigore parato da me»

Storie, personaggi e ricordi di un calcio che non c’è più. Una serata all’insegna della nostalgia e dell’amarcord per la presentazione del libro “Calcio graffiti”, scritto da Antonio Interesse e illustrato da Fabio Montingelli, svoltasi ieri sera ieri allo Sporting Club di Trani. L’evento è stato promosso da Calcio club con l’organizzazione di Sergio Porcelli, in collaborazione con Pedico arti grafiche/Vado in diretta.

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Nella serata sono stati citati, fra gli altri, Antognoni che giocava a testa alta, i fasti di Tutto il calcio minuto per minuto, che appassionò il Paese con la sola forza delle voci dei radiocronisti. il genio di Gigi Meroni, le rovesciate iconiche di Rummenigge e Djorkaeff. E poi il ricordo, anche cinematografico, di un sanguigno Oronzo Pugliese, interpretato da Italo Celoro, ne «L’uomo in più», film di esordio di Paolo Sorrentino (2001).

Sono intervenuti tre ex calciatori degli anni ’80 e ’90: Pietro Maiellaro, indimenticato fantasista del Bari; Nicola Di Leo, portiere di Avellino, Perugia ed Udinese; Raffaele Quaranta, bandiera della Fidelis Andria.

Hanno raccontato aneddoti del “loro” calcio nel corso della serata tra la lettura di alcuni capitoli del libro, introdotti da video e inframmezzati dalle note musicali di Umberto Tamborrino.

«Da buon mediano ho marcato tante volte Pietro Maiellaro e non era facile – ha confessato Quaranta -. Sono calcisticamente cresciuto nello stadio della Vittoria e lì mi sono fatto le ossa, scoperto da Bruno Bolchi a 16 anni.

«Anche io ho giocato in quello stadio – ha ricordato il trequartista -, mi dispiacque molto lasciare il Taranto ma da lì nacque la mia splendida storia con il Bari: ne sarò fiero ed orgoglioso per tutta la vita».

«Fare l’allenatore oggi è totalmente diverso da ieri – ha poi chiarito Di Leo -. Le rose sono passate da 16 a 30, ogni giocatore ha il suo procuratore e le scuole calcio soffrono le interferenze dei genitori. Sarò sempre grato a Paolo Simone per avermi ceduto all’Avellino consentendomi di arrivare in serie A. Oggi sarei scartato in qualsiasi provino perché un portiere al di sotto di 1.90 non è presentabile e deve anche sapere giocare con i piedi perché è un difensore aggiunto. I miei aneddoti? A Parma un signore venne ad abbracciarmi perché vinse al Totocalcio e comprò casa grazie ad un rigore che parai con l’Avellino contro il Torino».

Risate amare e applausi in platea da parte di alcuni soci del Toro club Bat Valentino Mazzola, presenti per l’occasione all’incontro: anche loro non avevano dimenticato quel rigore parato contro la loro squadra del cuore.

Hanno portato il loro saluto l’assessore allo sport del Comune di Trani, Leo Amoruso, ed il presidente dello Sporting club, Nicola Amoruso.

Al termine della presentazione, condotta dal direttore di Calcio club, Vito Contento, sono state consegnate due targhe: la prima alla memoria di Guido Melega, tranese, “ex cuore biancorosso, tifoso esemplare, amico speciale, una vita per il Bari” (la moglie Barbara, visibilmente commossa, lo ha ricevuto da Maiellaro); la seconda a Martino Pastore, decano dei fotografi con la seguente motivazione: “Una vita di scatti sui campi di calcio pugliesi”.

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